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Pensieri in pensilina

Valverde

Valverde fa parte del quartiere di Valtesse, a metà tra la strada che porta a Città Alta e il pendio che conduce verso Castagneta.
Il nome è sicuramente evocativo, e non a caso. Se ti trovi a scendere da Colle Aperto verso via Maironi da Ponte, alza lo sguardo: davanti a te si spalancherà una valletta dalle curve dolci, che sinuosamente degrada fino a via Baioni. Prova a figurarti la Bergamo del secolo scorso: questo piccolo rione, tranquillo e immerso nel verde, può forse esserne l’immagine più esemplificativa.
Ogni stagione permette di godersi il panorama circostante: durante i tramonti estivi, in una bella giornata di primavera, immersi nei colori dell’autunno e persino in pieno inverno, questo angolo di città rivela ogni volta sfumature nuove, anche a chi abita nei dintorni. Sembra appartenere a un tempo passato, al riparo dalla frenesia cittadina poco distante, ed è ideale da scoprire a tappe, magari nel corso di una passeggiata in direzione della bella pista ciclabile che segue il periplo della città.

Una pedana sospesa sopra un'antica vasca


Cominciamo il nostro itinerario da un sito sconosciuto ai più, nel punto d’incontro tra via della Boccola e via San Lorenzo, appena all’interno delle mura. Al civico n. 1, un insospettabile cancello introduce in un cortiletto apparentemente spoglio, al di sotto del quale si cela tuttavia un luogo molto suggestivo.
Se accogli l’invito a entrare, superati pochi scalini e un ingresso un po’ angusto, ti ritroverai su una pedana sospesa. Non temere, dopo qualche istante gli occhi si abituano alla penombra: è allora che la vasca ipogea si mostra in tutta la sua bellezza, con pietra a vista e chiari soffitti a volta, retroilluminata per rendere l’ambiente ancor più particolare. Rimanendo in silenzio, potrai persino udire il rumore dell’acqua, che filtrando e gocciolando si raccoglie sotto i tuoi piedi.
Dove c’è acqua c’è vita, si dice, e infatti già dal 1200 proprio attorno a questa cisterna sorsero i primi grappoli di case. Inizialmente nata come risorsa idrica cittadina, l’abbondanza d’acqua permise nel corso del tempo di ampliarne gli usi, rendendo la Fontana del Lantro anche un abbeveratoio per animali e un conciatoio di pelli destinate all’artigianato cittadino. Infine, la funzione principale venne definitivamente sostituita dai moderni acquedotti, e il posto rimase un semplice lavatoio.
Il nome deriva dal latino Later, che significa proprio “antro dell’acqua”. Dopo un periodo di abbandono, oggi è sicuramente un piccolo gioiello da visitare per chi è affascinato dai posti più nascosti e impensati.

Dalle pecore...alla polvere da sparo

 Foto Valverde - 2

Appena più sopra, nei dintorni di Colle Aperto, sperdute e nascoste dalla vegetazione, riposano due polveriere, depositi di materiali esplosivi risalenti all’epoca del dominio veneziano. Scrutando attentamente tra la vegetazione riuscirai a intercettarle, anche grazie alla loro forma particolare (un parallelepipedo su cui poggia una piramide).

Circola un aneddoto singolare a proposito delle due polveriere, in particolare legato alle… pecore! Come?
Ebbene, i tre “ingredienti” fondamentali per fare la polvere da sparo erano carbone vegetale, zolfo e salnitro. Quest’ultimo era ricavato da una miscela di acqua ed escrementi ovini, il cui allevamento era al tempo molto diffuso in zona. Il miscuglio ricavato, polverizzato e setacciato, si presentava sotto forma di piccoli granelli particolarmente adatti a caricare le armi da fuoco. Incuriosito? Se vuoi vederle più da vicino, ti basterà risalire per dieci minuti circa lungo via della Boccola e dirigerti verso via Beltrami o via Sforza Pallavicino: la polveriera superiore non è agibile, ma non mancherà di proiettarti al tempo in cui ancora era necessario studiare tattiche per nascondersi dai nemici.

Due nomi per una porta

 Foto Valverde - 3

Bergamo è famosa per le sue mura, ma anche per le sue porte. Porta San Lorenzo, in particolare, è ancora oggi il varco che regola il traffico tra Città Alta e Valverde. Collocato nella parte settentrionale della città, è il più antico dei quattro ingressi aperti nelle mura venete, costruite dalla Serenissima a partire dal XVI secolo a scopo difensivo. A vederla non si sospetta il ruolo strategico ricoperto nei secoli scorsi…eppure forse ti è capitato di riferirti ad essa con il suo “secondo nome”, legato a un importante fatto storico: nel 1859 i garibaldini la usarono come punto d’accesso per entrare in città e liberarla dal dominio austriaco. Da quel momento, la porta fu nota anche come “Porta Garibaldi”, in onore del condottiero e del suo seguito.

Lo scorcio migliore è ancora una volta offerto da via della Fara, presso il bastione soprastante.  È vero, c’è una breve salita da scontare; una volta conclusa, però, voltandoti potrai osservare pendii, prati in declivio e piccoli terrazzamenti coltivati incorniciare la porta e il suo ponte in muratura, sostenuto da cinque grandi arcate che collegano il portale d’ingresso alla direttrice che poco oltre si ramifica in una miriade di vicoli… Un’altra occasione per vedere la nostra Bergamo con altri occhi: ne vale sempre la pena!